Nei Giorni scorsi ha destato molto scalpore le foto della demolizione nel Borgo di Sicaminò, residenza negli anni passati del Duca Giuseppe Avarna, dell’antico palmento.
Foto che grazie ai social in poco tempo son diventate virali e creato non poco sgomento a chi ama quei luoghi e li vorrebbe nuovamente funzionali come in passato.
A far chiarezza e spiegare la situazione ci ha pensato oggi il Sindaco di Gualtieri Sicaminò, la Professoressa Santina Bitto, tramite la pagina ufficiale del Comune di Gualtieri Sicaminò https://www.facebook.com/Comune-di-Gualtieri-Sicamin%C3%B2-1437627052964075/
Di seguito il testo integrale scritto dal Sindaco di Gualtieri Sicaminò:
Carissimi Concittadini,
Sento la necessità di esprimere la mia profonda amarezza per gli attacchi ingiusti, strumentali ed insulti, quali: “fanno schifo”, “criminali”, “ladri” e per qualcuno “è stata data importanza e poltrone a persone incompetenti”, parole che da due giorni vengono indirizzate all’Amministrazione Comunale.
Nessuno di questi presunti “cultori” dell’identità e della Storia si è premurato di informarsi prima di gettare fango sui social, sui media etc., si è preferito cavalcare un’onda anomala, perché procurata.
Permettetemi, quindi, di fare chiarezza e di difendere la nostra onorabilità.Noi non ci siamo svegliati un mattino decidendo di demolire il palmento di Sicaminò. Come i bene informati sanno – da oltre dieci anni – la volontà politica è stata quella di acquisire, ristrutturare e valorizzare il Borgo Sicaminò, attraverso la realizzazione di un polo turistico (Albergo diffuso, campo da golf, strade di collegamento Gualtieri-Sicaminò).
FINALMENTE, DOPO TANTI ANNI E DIVERSI TENTATIVI DELLE TRASCORSE AMMINISTRAZIONI, NOI CI SIAMO RIUSCITI… ed ecco che a questo punto si scatena l’inferno.Avremmo voluto organizzare incontri con la cittadinanza per condividere dettagli progettuali, ma le limitazioni dovute alla pandemia non ci hanno consentito di farlo. Sento quindi forte dentro me l’esigenza di fornire alcuni chiarimenti in merito alla questione che si è sollevata.
I due edifici oggetto di demolizione preventivamente alla progettazione sono stati sottoposti ad indagini strutturali sulla muratura nel rispetto delle norme. Le risultanze delle indagini hanno dimostrato che la resistenza meccanica era al di sotto dei valori stabiliti dalle Norme Tecniche di Costruzione 2018. Questo significava che qualsiasi tipo di intervento di miglioramento sismico o adeguamento sismico non avrebbe potuto far raggiungere il livello di sicurezza minimo della struttura.
Pertanto, si è proceduto alla demolizione e sarà realizzata la FEDELE ricostruzione rispettando la sagoma originaria dell’edificio. Il decorso dell’iter procedurale risale nel tempo, a dieci anni fa circa quando l’Amministrazione dell’epoca ha partecipato ad un Bando di finanziamento destinato al recupero di “Borghi”.
Nel 2019 si verifica l’attivazione dell’azione amministrativa tendente alla realizzazione del progetto esecutivo.Ogni singolo passaggio progettuale è stato curato con impegno e dedizione, è stato corredato dai pareri di rito: Parere di Fattibilità e successivo Nulla Osta del Genio Civile di Messina.
Dal punto di vista architettonico si precisa che l’intero Borgo non è soggetto ad alcun tipo di vincolo inerente la tutela paesaggistica e/o storica, come è emerso e certificato dai diversi sopralluoghi effettuati dai tecnici della Soprintendenza di Messina assieme ai progettisti incaricati, tuttavia al fine di tutelare i caratteri tipologici degli edifici e di inserire le opere nel tessuto urbano del centro storico, i progettisti hanno riproposto la vecchia memoria dell’edificio e dell’intero borgo.
Nello specifico, i due edifici verranno ricostruiti FEDELMENTE alla loro sagoma originaria, mantenendo la configurazione architettonica preesistente ed utilizzando materiali consoni, saranno altresì efficentati.
Tengo ulteriormente a precisare che queste informazioni vengono rese nel rispetto della cittadinanza gualtierese, per tutti coloro che hanno dimostrato una legittima perplessità ovvero anche una critica in buona fede perché hanno a cuore sinceramente, come noi, quel luogo di indelebili ricordi che finalmente dopo decenni di abbandono tornerà a vivere nel rispetto dell’ identità e della storia.
Agli INDIGNATI di professione, ai disseminatori di odio, a coloro che spargono notizie tendenziose, false e cariche di cattiveria gratuita, ai leoni da tastiera, questa volta non mi curo neanche di rispondere.Come dice un proverbio ricco di saggezza: “basta buttare in aria un po’ di farina e poi a tutto il resto ci pensa il vento che la dissemina e la porta ovunque.”Resto a disposizione di chiunque voglia ulteriori chiarimenti.
F.to Il Sindaco (Prof. Santina Bitto)
Gentilissima professoressa, per poter difendere un’operazione di sostituzione edilizia occorre prima portare a propria prova dei disegni che possano contribuire a valutare la proposta progettuale di riproposizione fedele che Lei sostiene sia nell’intento e della committenza e dei progettisti. Poi però affida il suo appello ad un “render” orribile e che suscita orrore se paragonato alla compostezza del palmento del duca di Avarna che avete acconsentito che venisse demolito,,, Compostezza di semplici e decorose cornici in mattoni rossi che non vengono riproposti, compostezza di un intonaco di calce e terre naturali che il render restituisce come una massa compatta di intonaco ai silicati. Se l’intento è quello di una ricostruzione filologica, quei disegni dimostrano il contrario!
Forse prima di prendersela con i leoni o gattini da tastiera, che probabilmente hanno interpretato l’operazione di demolizione come un’assenza di rispetto per il palmento stesso non già perché un bene vincolato bensì perché carico di una storia e testimone di una architettura rurale ormai perduta, avrebbe fatto bene a parlare con i progettisti e chiedere agli strutturisti, in relazione alle possenti mura perimetrali del palmento che Lei gentilmente offre alla nostra visione pur “classificando” la preesistenza come “ruderi”, se ~per esempio~ una struttura metallica indipendente, accostata alle vecchie murature, avrebbe consentito un adeguamento sismico e probabilmente comportato un risparmio rispetto alla demolizione totale e ricostruzione.
Non perché un iter progettuale duri 10 anni è auspicabile una scorciatoia esecutiva dei lavori, perché una demolizione totale ed una “finta” riproduzione è sempre più sbrigativa di un restauro rispettoso della fabbrica preesistente.
Ma come ben saprà, per arrivare ad un restauro attento ed una integrazione tipologica, morfologica ed ambientale occorre circondarsi di persone esperte nel campo e non già a restitutori di render orribili.
Cordialmente, arch. Beppe Cosentino (urbanista e restauratore), Palermo
Bastava solo “lasciarlo” così com’era.
Ovvero consolidarlo.
Lo si fa per vecchi ruderi decrepiti che cadono letteralmente a pezzi, cosi come NON ERA quello in oggetto.
Vergogna!
P.s.
A me il golf fa vomitare.
Quella è la speculazione 2 fase del suo progetto.